di Ida Magli
ItalianiLiberi | 21.04.2013
ItalianiLiberi | 21.04.2013
Le vicende degli ultimi giorni, conclusesi con la rielezione in extremis di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica, ci hanno confermato molte cose che già sapevamo sui detentori del potere politico, anche se forse non avevamo sospettato fino a che punto giungesse l’odio e lo spirito di vendetta che li animano. Ci hanno però confermato anche il fatto più grave: che esiste un sopra-potere, di cui non sappiamo nulla, e che guida tutto e tutti nascostamente verso mete preordinate. Ho studiato per diversi anni gli scopi e le tecniche di questo “Laboratorio” segreto e ho pubblicato nei due libri: La Dittatura europea e Dopo l’Occidente tutto quello che ero riuscita a sapere e a capire, giungendo alla conclusione che si tratta di una struttura molto intelligente e pluriforme che persegue, in vista del mondialismo, la distruzione degli Stati e della civiltà europea.
Sebbene dunque vi fossi preparata, non ho potuto fare a meno di ribellarmi, di piangere sull’Italia e sugli italiani, nel vederne con tal evidenza le orme in ciò che è accaduto in Italia dal momento in cui Napolitano ha fatto saltare le regole della democrazia chiamando al governo Mario Monti, fino alla disperata crisi attuale. Vittime ignare e indifese nelle mani di governanti etero diretti, che sanno e che non sanno, ma che in ogni caso sono talmente accecati dalla passione esclusiva del proprio potere da non avere neanche un pensiero per il popolo di cui sono responsabili, gli italiani non possono aspettarsi nulla dai politici, neanche dai nuovi, ultimi arrivati, i Grillini.
In tutta la giornata di ieri, sabato 20 aprile 2013, impegnata nell’elezione del Presidente della Repubblica, i politici hanno votato, parlato, discusso ininterrottamente, seguiti minuto per minuto, passo per passo dai loro sacerdoti, i giornalisti, ma non una sola volta è stato evocato da nessuno il contemporaneo suicidio di un imprenditore del Nord-Est, Fermo Santarossa, che ha preferito uccidersi piuttosto che licenziare, costretto dalla crisi, cento dei suoi operai. È l’ultimo di una lunghissima serie di suicidi da quando, con il governo di Mario Monti, salvare la moneta “euro” è diventato il dovere supremo cui bisogna sacrificare ogni bene, compresa la vita. Rimanere nell’euro, infatti, è come la presa di Gerusalemme per i crociati: impossibile rinunciarvi. Siamo anche abituati ormai all’indifferente silenzio di Mario Monti e di Giorgio Napolitano su questi suicidi; ma non abbiamo potuto fare a meno di notare che, nelle accaloratissime discussioni sulla scelta dell’uno o dell’altro candidato alla presidenza, sul clamoroso affossamento di Marini o di Prodi, non si è mai parlato dell’Europa e dell’euro, come se non fossero questi i motivi fondamentali della crisi.
Avrebbero forse scelto qualcuno di costoro i cittadini? Di Marini nessuno si ricordava che esistesse talmente sbiadita e inutile era stata sempre la sua figura e la sua opera; di Prodi gli italiani sanno che devono a lui la tragedia dell’ingresso nella moneta unica e mai l’avrebbero voluto a rappresentarli. Gli altri nomi che comparivano e sparivano da un’ora all’altra: Amato, D’Alema erano tutti segnati dal ricordo delle “truffe” operate contro i cittadini per cui una cosa è apparsa assolutamente certa: venivano selezionati in funzione degli interessi del Laboratorio e del Potere. Fatti fuori a uno a uno dalle coltellate dei loro compari, nella gabbia dei leoni è rimasto il vuoto. In questo vuoto è spuntato il nome di Stefano Rodotà. Ossia ancora un’orma ben chiara del Laboratorio segreto.
La selezione “in rete” dei candidati alla presidenza della Repubblica fatta dai Grillini è stata davvero strana. Prima di tutto perché, se prima non sono gettati sul piatto dei nomi, è impossibile aggregare migliaia di persone: tanto varrebbe affidarsi all’elenco del telefono. Dunque qualcuno ha immesso determinati nomi, ma non è stato detto. Il secondo fatto è ancora più strano: diamo per scontato che possano essere stati frutto dell’anima dei Grillini il nome di Grillo, di Dario Fo, di Strada, forse anche (con la contraddizione di aver scelto un giornalista, gruppo detestato) di Milena Gabanelli. Ma i nomi di Prodi, di Bonino, di Rodotà da dove sono venuti? Gente che ha passato la vita nelle strutture del potere politico e che, secondo il proclama di Grillo, doveva “essere cacciato via”; Prodi e Bonino addirittura nelle strutture dell’Europa dei banchieri, sempre maledetta da Grillo. Personaggi poi che i Grillini non hanno mai conosciuto perché sono nati quando questi erano già fuori dal giro del potere: Prodi sperduto con molteplici pensioni di lusso in Africa, Bonino abbandonata con molteplici pensioni di lusso fuori dal Parlamento, Rodotà, sconosciuto ai più anche quando era in attività, ritiratosi in silenzio anch’egli grondante pensioni di gran lusso. Dunque, chi ha immesso nella lista questi nomi e perché? Non lo sappiamo; ma qualcosa abbiamo cominciato a capire quando abbiamo visto all’improvviso negli ultimi tre giorni i Grillini trasformarsi da semplici e ingenui “portavoce dei cittadini”, come si erano sempre definiti e che tali avevamo creduto che fossero, in focosi adepti di un profeta, quel tal Rodotà che doveva a tutti i costi essere votato perché “l’unico in grado di rappresentare tutti gli Italiani”. Poveri Grillini! (Poveri italiani- è sottinteso - sorpresissimi da questa affermazione, visto che per loro Rodotà è un perfetto sconosciuto). L’ha scelto la rete, è stato il ritornello ripetuto dai vari deputati e senatori grillini ai giornalisti, anch’essi sorpresi da simile entusiasmo. Fandonie, è ovvio. I nomi sono stati immessi in rete prima del voto e se, come è stato detto, i votanti erano 50.000, si tratta circa dello 0,08% dei sessanta milioni d’italiani. Nulla, meno che nulla.
Abbiamo soltanto un indizio da seguire, non conoscendo il retroscena del “Laboratorio” che guida il potere in Europa: Stefano Rodotà è stato garante della Privacy e forse quindi individuato come la persona giusta per garantire quei diritti che oggi sono all’ordine del giorno: quelli dei gay. Le prime e uniche proposte di legge fatte dai Grillini appena giunti in Parlamento sono appunto quelle che riguardano le nozze gay, l’omofobia, la transfobia. In un paese come l’Italia, dove non è sicuro che queste leggi vengano approvate, avere un Presidente della Repubblica che le condivide sarebbe stata la carta vincente. È naturale, perciò, che si sia unito ai Grillini nel votare Stefano Rodotà il gruppo di Vendola; ed è anche naturale che, come in ogni fenomenologia religiosa, i Grillini si siano trasformati (così ci è apparso il senatore Crimi mentre esortava la gente in piazza davanti a Montecitorio), da tranquilli portavoce in esaltati predicatori e fans assoluti del loro profeta.
Ida Magli
Roma, 21 Aprile 2013
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