tratto da http://www.lanuovabq.it
di Tommaso Scandroglio 20-05-2013
Presidenzialismo gay. Quando il presidente della Corte Costituzionale, il presidente della Camera, il presidente del Senato e il presidente della Repubblica parlano a favore dell’omosessualità quasi contemporaneamente e con gli stessi toni siamo nel bel mezzo di un presidenzialismo gay. Il 17 maggio scorso si è celebrata la Giornata contro la cosiddetta “omofobia e transfobia”, istituita per volontà dell’Unione Europea nel 2007. In tale occasione i presidenti delle Camere e Giorgio Napolitano non solo hanno parlato di omofobia, ma si sono spinti più in là. Nei loro interventi possiamo individuare tre obiettivi che l’ideologia gay vuole far propri il prima possibile.
Il primo: il reato di omofobia o la previsione di un’aggravante specifica. A tal proposito Napolitano ha rivolto un “pensiero particolare a quei giovani che per questo hanno subìto odiosi atti di bullismo che, oltre ad aggravare le manifestazioni di discriminazione, alimentano pregiudizi e dannosi stereotipi”. Pietro Grasso, presidente del Senato, invece ricorda che sul tavolo del Parlamento già ci sono proposte di legge ad hoc ed aggiunge che “obiettivo fondamentale di tali proposte è quello di intervenire sulle norme esistenti per prevenire e reprimere in modo specifico anche chi commette o chi istiga a commettere atti di discriminazione per motivi fondati sull'omofobia e sulla transfobia”. Gli fa eco il presidente della Camera, Laura Boldrini, la quale afferma: “Auspico che il Parlamento riprenda questo lavoro [relativo alla decisione di punire l’omofobia n.d.a] e lo porti finalmente a compimento”.
Il reato di omofobia o l’aggravante specifica in realtà non servono perché già il nostro codice penale prevede il reato di ingiuria che sanziona chi lede l’onore e il decoro di una persona (art 594), la diffamazione (art 595), la diffamazione per mezzo stampa (art. 596 bis) e l’aggravante comune per aver agito per motivi abietti o futili (art. 61). Volendo c’è anche la Legge Mancino del ‘93 che offre strumenti sanzionatori per i cosiddetti crimini d’odio. Inoltre non si comprende il perché l’offesa rivolta ai danni dell’omosessuale deve giuridicamente valere di più dell’offesa ad un eterosessuale, dato che si istituirà un illecito ad hoc. E poi così si aprirà la strada ad un’infinità di altri reati per altrettante classi di minoranze sociali particolarmente deboli: da qui l’anziano-fobia, l’handiccapato-fobia, la catto-fobia e via delirando. Ovviamente l’intento è quello che nessuno più, dai sacerdoti ai giornalisti, possa parlare male non tanto degli omosessuali – cosa ovviamente non condivisibile – bensì dell’omosessualità in quanto tale. Insomma il reato di omofobia inciderà non poco sul diritto costituzionalmente riconosciuto di libertà di parola ed espressione.LEGGI TUTTO
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