16 magg – Le escort, o prostitute, o puttane, che dir si voglia, hanno sempre frequentato i palazzi del Governo e del potere in generale ma, evidentemente, è scandaloso solo se a mignotte ci va Berlusconi, se ci vanno D’Alema e compagni, è tutto regolare, tutto lecito. Quando sono i “rossi” a concedersi i piaceri della carne a pagamento la zelante pm Ilda Boccassini evidentemente si distrae… Non possiamo tollerare questo continuo doppiopesismo di chi vive d’invidia e tenta di demonizzare e abbattere il nemico con ogni mezzo. Pubblichiamo qui di seguito un’interessantissima inchiesta de Il Giornale che dimostra come la prostituzione fosse diffusa a Palazzo Chigi e a Montecitorio anche quando il presidente del Consiglio era Massimo D’Alema e ciò non provocava la solerte reazione della magistratura.
Un giro di squillo esercitava pressioni su uomini vicini all’allora premier per ottenere favori e appalti pubblici. Persino con incontri hard alla Camera: “Offerti favori sessuali in cambio di forti benefici economici”.
Appalti, squillo e festini a Palazzo. Sì, proprio dentro la Camera dei deputati. Nell’ufficio di un «personaggio importante», per dirla con l’ispettore della Squadra mobile che s’era subito mosso dopo la soffiata di una prostituta, una sua fonte. Lo sbirro della Buoncostume aveva scoperto che ben due squillo entravano a Montecitorio senza lasciare documenti all’ingresso e che dopo esser stata accolta da un «segretario», una di loro successivamente veniva fatta accomodare in una stanza dove di lì a poco si sarebbe «congiunta carnalmente» con un personaggio, all’epoca, definito «importante». Se sia lo stesso che ha anche convinto i commessi a non registrare il passaggio della escort, non lo sapremo mai visto che l’inchiesta nata sul finire del 1999 è abortita pochi mesi dopo con la condanna a un anno (previo patteggiamento) della sola maîtresse che organizzava gli incontri coi politici.LEGGI TUTTO
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